Il calamo nero

Posted by admin on July 6th, 2012 filed in Oggetti

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Siyah Qalem, detto il Calamo Nero
Vita dei nomadi della steppa
Inizi del XV secolo
335 x 485 mm per 80 fogli conservati, tutti corredati da almeno un disegno a penna ravvivato a colori di china
Commissionato da Margherita di Clèves, seconda moglie di Alberto, Duca di Baviera-Olanda

« Centocinquant’anni dopo la prima invasione mongola, orde di cavalieri provenienti dall’Asia centrale irrompevano nuovamente nel mondo persiano, guidati da Timur Lang (Tamerlan). Intorno al 1400, quelle armate avevano invaso anche l’Iraq e gran parte dell’India e della Russia. Poco prima di morire nel 1405, Timur, obbediente alla fede islamica come tutto il suo seguito, cominciava a estendere il suo impero sulla Cina. Sotto i suoi successori, i Timuridi (1405-1506), le devastazioni e l’ecatombe di cadaveri furono seguire da uno sforzo culturale che non riuscì tuttavia a impedire alla pittura contadina persiana di bloccarsi inizialmente in uno stato di ristagno. L’apogeo artistico del XV secolo era migrato dalla Persia al Turkestan.
I celebri fogli del Siyah Qalem videro la luce qui, lontano da qualsiasi retaggio culturale islamico. Essi stregano l’immensa influenza che la pittura della meravigliosa Cina, con la sua linea di volta in volta impetuosa e pacata, con l’integrazione di ogni dettaglio nel ritmo incurante dell’insieme, eserciterà sulla pittura non islamica e sulla futura pittura islamica del Vicino e del Medio Oriente. I fogli ci offrono inoltre uno scorcio affascinante dello stile di vita dei popoli delle steppe. Siyah Qalem (calamo nero) non è il nome dell’artista, ma un’attribuzione tardiva. I fogli colorati di questo album sono stati certamente realizzati a più mani. Ciò non toglie niente alla straordinaria potenza d’espressione della linea magistrale dei disegni, realizzati con l’inchiostro ed evidentemente ispirati a modelli cinesi.
Gli uomini rappresentati sono nomadi, le cui differenze razziali e sociali – a fianco dei Mongoli, si possono identificare Turchi, Iraniani, Siriani, Indiani o Africani – sono spesso rese in maniera talmente forte da farli apparire come caricature. Le rappresentazioni sono ancora più importanti laddove ci forniscono chiarimenti sui concetti religiosi e le credenze animistiche dei popoli delle steppe. La realizzazione fantastica di esseri mostruosi affonda molto probabilmente le radici nel mondo indiano e cinese, oltre a ricollegassi ad antiche credenze sciamaniche.
Alcuni atti di culto danno luogo a riti di invocazione e danze asiatiche. In questi fogli, tutto ciò si struttura in un’arte espressiva ricca di effetti e gesti violenti, di parti del corpo disarticolate e motivi dalle curve e dalle torsioni ornamentali. Il realismo brutale, che si sovrappone al virtuosismo del disegno e al lirismo della raffinatezza delle linee, è di un’intensità tale da non trovare successori, se non in esempi isolati nella pittura buddista così come in quella islamica – e quindi quasi esclusivamente in campo decorativo. »

(Norbert Wolf, Capolavori della miniatura. Ed. Taschen)

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