Etemenanki – 333° – stanza dell’orologio

Posted by admin on June 5th, 2012 filed in stanze

Ufficialmente la stanza più alta del palazzo, e sicuramente la stanza più alta raggiungibile attraverso l’ascensore privato e la grande scala che, come una spina dorsale, attraversa l’intera torre. Occupata da settembre a luglio, la stanza prende il nome dal grande orologio astronomico appeso sulla facciata, celato all’esterno dal sistema di rifrazione che occulta i piani alti del palazzo e visibile dall’interno, rovesciato, solo nelle ore notturne quando la vetrata si fa trasparente. Il paradosso di un orologio non visibile dall’esterno e difficilmente leggibile dall’interno non sembra disturbare l’abitante della stanza, che spesso utilizza la vetrata dietro alla scrivania come grande computer touch-screen. Di fronte alla vetrata con l’orologio, la poltrona girevole è una versione cangiante della Egg armchair, affettuosamente chiamata scrambled egg, uovo strapazzato.

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Il pavimento, in una strana lega metallica calda al tocco, è un disegno originale dello svizzero H.R. Giger ed è composto da un circuito elettronico funzionante, su cui da giugno ad aprile scorrono i dati raccolti dalla rete biomeccanica del palazzo. Lo stesso sistema di energia alimenta anche la lampada da tavolo e le luci sull’ingresso, che in maggio rimangono spente: le sostituisce una luce diffusa, che illumina la volta a padiglione del soffitto e di cui sembra difficile individuare l’origine. Si tratta di una luce naturale ricavata tramite una raffinazione dell’enzima della luciferasi numero EC 1.13.12.7, detto anche luciferasi di lucciola, uno dei principali interessati nel fenomeno della bioluminescenza insieme all’adenosintrifosfato: la luce che produce è calda e morbida, e quando il proprietario è nel palazzo essa segue un ciclo naturale spegnendosi con il sorgere del sole, in coordinamento con l’orologio astronomico della facciata.

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La seconda stanza al 333° è una camera da letto, cui si accede attraverso una porta moresca all’angolo opposto rispetto alla porta d’ingresso, sulla parete di fronte alla scrivania. La stanza, rialzata di tre gradini, non ospita un vero e proprio letto ma un grande pavimento morbido coperto da un tappeto e dai cuscini: chi ha avuto modo di visitare l’ultimo piano della mansarda in Meihua Road ha potuto rilevare una comunanza nello stile e nella tipologia, giungendo alla deduzione che il proprietario di entrambi i locali non abbia in simpatia i giacigli convenzionali. Al contrario della mansarda, tuttavia, l’accesso a questa stanza non è consentito agli estranei non direttamente appartenenti al nucleo familiare. Nella stanza si trovano spesso, dispersi, libri cartacei ed elettronici, dischi e il vecchio grammofono, utilizzato soprattutto nel mese di maggio quando ogni apparecchiatura elettronica dei piani alti va in quiescenza.

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