Leonardo da Vinci – La Gioconda

Posted by admin on August 21st, 2011 filed in Oggetti

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La Gioconda
1503
olio su tavola, 77 x 53 cm
Parigi, Museo del Louvre

«La Gioconda è il quadro più famoso del mondo, ma ancora oggi risulta sconcertante agli occhi dello spettatore l’apparente semplicità di quest’opera che raffigura una donna come tante (probabilmente Lisa Gherardini, sposa del mercante fiorentino Francesco del Giocondo). Ci sono vari modi per accostarsi alla Gioconda. Si potrebbe, per esempio, cogliere il suo distacco dalla maniera tradizionalmente rinascimentale di raffigurare la donna, infrangendo tutte le norme consuete con la sua postura frontale e lo sguardo di sfida diretta al riguardante. Ispirandosi a Freud, alcuni hanno letto nel dipinto di Leonardo l’atteggiamento dell’artista stesso nei confronti della modella o delle donne in genere. Il quadro stesso fornisce ampia materia di discussione, senza tuttavia ricorrere ad argomentazioni eccessivamente accademiche per giustificarne la fama. Leonardo raffigura Monna Lisa in un atteggiamento volutamente casuale, estemporaneo. Si sofferma, posa le braccia e guarda lo spettatore. Il suo bel volto sorride, e noi restiamo ammaliati.
La donna è collocata in posizione centrale nel piano pittorico; il suo corpo forma una salda piramide nella composizione. E’ appoggiata a un parapetto o a un davanzale e dietro di lei si intravvede un muretto, dietro al quale lo spazio arretra improvvisamente verso un paesaggio in lontananza. Il suo corpo è leggermente girato di fianco rispetto al riguardante, e il gomito sinistro poggia sul davanzale. Lo sguardo punta dritto verso lo spettatore, le mani e il volto sono raffigurati frontalmente. Notiamo due aspetti in particolare: il volume spaziale nella figura deriva dalla posizione del corpo che sembra indietreggiare lievemente, e anche dalla peculiare tecnica pittorica di Leonardo. Sulla base delle sue osservazioni scientifiche sul mondo della natura Leonardo aveva compreso che gli oggetti esistono all’interno dell’atmosfera, e che la materia dell’aria fa apparire queste forme leggermente indistinte, specialmente nei contorni. Non vediamo il mondo con profili nettamente marcati, come in un quadro di Botticelli. Leonardo raffigura la sua Gioconda in modo più naturalistico, più vivido, dipingendola immersa nell’atmosfera: l’effetto appena annebbiato, quasi di foschia (noto come sfumato) è particolarmente visibile nei contorni del suo viso, del collo e sullo sfondo. Le forti lumeggiature sul volto e sul petto contrastano con l’ombra profonda sotto il mento (un effetto noto come chiaroscuro) cosicché la figura sembra s bucare fuori dalla foschia. Originariamente era incorniciata da due colonne dipinte che poggiavano sul muretto retrostante; i basamenti sono ancora visibili su entrambi i lati, dove la tela è stata ritagliata.
La modella è una tipica matrona fiorentina. Indossa un abito elegante ma non ostentato, ricamato sul giro collo, con un pesante mantello poggiato su una spalla e un velo trasparente sui capelli. Non ci sono gioielli, né elaborate decorazioni sull’abito, nessun segno di ostentazione sociale tipico di questo genere di ritratti. I capelli sono sciolti, in una foggia poco convenzionale per l’epoca. Non ha sopracciglia e la fronte è notevolmente alta, due caratteristiche dei canoni estetici dell’epoca; le donne erano solite depilarsi le sopracciglia per ottenere questo effetto. Il sorriso, del quale tanto si è parlato – secondo quanto racconta lo storico del sedicesimo secolo Giorgio Vasari – fu suggerito dai buffoni e dagli attori che Leonardo aveva chiamato a recitare in studio per farla divertire. Nel suo sorriso contenuto altri vedono la sintesi dell’autocontrollo e della riservatezza che caratterizzavano la sofisticata cultura della Firenze rinascimentale. Questa lettura è accentuata dal senso di movimento interrotto espresso dalla sua postura e dalla condizione di riposo manifestata dalle mani che posano rilassate. Comunque si voglia leggerla, Leonardo intendeva chiaramente dar vita al ritratto infondendovi la sensazione della sua espressione in quell’istante, la sua presenza eterna e la sua personalità unica: tutti aspetti estremamente insoliti per i ritratti femminili dell’epoca.
Lo sfondo è altrettanto innovativo. Le strane colline rocciose, i profili avvolti nella nebbia e le pianure spoglie creano una ambientazione di fantasia. Invece di un tranquillo paesaggio toscano, Leonardo colloca la sua dama nel contesto dio una natura selvaggia. Gli unici segni di presenza umana sono una strada e un ponte, tutto il resto è una landa inesplorata, natura inviolata. Alcuni dettagli sottolineano il rapporto tra la donna e la natura: i suoi occhi sono sullo stesso piano delle montagne immerse nella foschia, e i grigi picchi frastagliati creano un forte contrasto con il suo sguardo totalmente presente. I riccioli dei capelli le ricadono sulla spalla destra, come fondendosi con le rocce retrostanti, e la curva del suo mantello sulla spalla sinistra pare proseguire nella forma del ponte. Il rapporto tra la donna e la natura andrebbe forse letto metaforicamente o poeticamente come Madre natura stessa, le donne – e anche Monna Lisa – nella loro fecondità e bellezza fisica sono misteriose ed irresistibili ma anche pericolose.
Vasari parlava di questo dipinto come del capolavoro di Leonardo, e si dilungò sul suo mirabile naturalismo. Per lui tutti i particolari realistici erano pregevoli: persino “il naso, con le sue belle narici, rosee e morbide, sembrava vivo”. Vasari prosegue dicendo che la perfezione del dipinto, realizzato nell’arco di tre anni, era tale da “far tremare di paura anche l’artista più dotato”. Un dettaglio come il diafano velo mostra l’assoluta padronanza del mezzo pittorico da parte di Leonardo, e la sua fenomenale abilità di riprodurre il mondo visibile in forma pittorica. Il velo appare come un’entità tangibile, materiale e trasparente al tempo stesso, che rivela e insieme trasforma le forme che copre. Il tessuto di seta contrasta con la trama dei capelli fluenti, traccia il contorno della fronte, e diafano com’è, lascia trasparire la vista del paesaggio retrostante. Forse come dimostrazione della sua arte o per un attaccamento sentimentale al dipinto, Leonardo tenne presso di sé quest’opera fino alla sua morte quando fu acquistata dal re Francesco I di Francia. Oggi oltre cinque milioni di visitatori si recano ogni anno al Louvre per ammirare dal vivo La Gioconda.»

(Paul Crenshaw con Rebecca Tucker e Alexandra Bonfante-Warren, Simboli e Segreti. Ed. Rizzoli)

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