Voynich

Posted by admin on December 1st, 2009 filed in V

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Il Manoscritto di Voynich è un grimorio medievale, considerato fino ad oggi l’unico libro di quel periodo a non essere ancora stato decifrato. A prima vista si classifica come un erbario di specie sconosciute, ed è scritto in un idioma non appartenente ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto: vergato su pergamena di vitellino, misura 16 cm di larghezza, 22 di altezza e 4 di spessore, conta 102 fogli conosciuti per un totale originale di 116, di cui 14 andati perduti. E’ suddiviso in quattro sezioni che, a giudicare dalle illustrazioni, vengono tradizionalmente suddivise in:
- botanica (fogli 1-66) con la raffigurazione di 113 specie vegetali sconosciute;
- astronomia (fogli 67-73) con 25 diagrammi di stelle e segni zodiacali non appartenenti alla tradizione convenzionale;
- biologia (fogli 75-86) con svariate figure di sesso femminile rappresentate nude ed immerse in vasche di liquido scuro;
- farmacologia (fogli 87-102) con immagini di ampolle e fiale, piante, radici ed altre erbe apparentemente medicinali.
Tra la terza e la quarta sezione, si trova un foglio ripiegato sei volte contenente quelli che sembrano schemi astrologici: l’ultima sezione (dal foglio 103 alla fine) è interamente vergata, senza illustrazioni, e pertanto è arduo stabilire quale ne sia l’argomento, anche se tradizionalmente si ipotizza che si tratti di una sorta di indice.

Il manoscritto deve il suo nome al suo scopritore Wilfrid Voynich, un mercante statunitense di libri rari, che lo rinvenì nel collegio gesuia di Villa Mondragone a Frascati nel 1912. All’interno del libro era conservata una lettera del rettore dell’università di Praga nonché medico reale di Rodolfo II di Boemia, Johannes Marcus Marci, che inviava il libro a Roma all’amico Athanasius Kircher, perché lo decifrasse. Afferma inoltre di aver ereditato il volume dall’amico alchimista Georg Baresch e che il precedente proprietario era proprio Roldolfo II, secondo il quale l’opera sarebbe stata un diario di Ruggiero Bacone.

La teoria prediletta dagli scettici è che il manoscritto sia un falso del XVI secolo, confezionato dall’astrologo Edward Kelley e dal filosofo John Dee ai danni di Rodolfo II. Tuttavia altri sostengono che si tratti di un volume di diversa natura. Del manoscritto non esistono copie: dopo essere a lungo stato conservato presso l’Università di Yale, nella Beinecke Rare Book and Manuscript Library, oggi appartiene ad un collezionista privato ed è conservato nella biblioteca dell’Etemenanki a Shanghai. Tuttavia, alcune voci sostengono che esistesse una seconda copia, andata perduta durante il grande incendio di Praga del 1689.

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